ORTOMERCATO DI MILANO: O SI RINNOVA O IL DECLINO E’ INEVITABILE
L’associazione dei grossisti del Centro Agroalimentare di Milano è rientrata nell’associazione Fedagromercati da meno di un anno. FreshPlaza ha intervistato Michele Colasuonno, membro del Consiglio Direttivo di AGO Milano, oggi anche vicepresidente nazionale Fedagromercati.
Colasuonno (in foto sopra) è un operatore di lunga esperienza nel commercio all’ingrosso di ortofrutta, essendo ormai il quarantunesimo anno che svolge questa attività. Proprio per questo, ha le idee chiare sul destino della struttura milanese: “Oggi l’unica carta che possiamo giocarci è quella del rinnovamento. Ortomercato è una struttura che risale agli anni Sessanta, ha sulle spalle 50 anni di vita ed è ormai obsoleta. Attualmente, ci sarebbero tutte le condizioni per pensare finalmente ai lavori di ristrutturazione. Il rapporto tra l’Associazione grossisti e Sogemi, è tornato costruttivo. Poi però deve essere il Comune di Milano, azionista di maggioranza ancora oggi dell’Ortomercato, a prendere la palla in mano”.
Guardando indietro di qualche anno, Colasuonno è del parere che Ortomercato abbia perso una grande occasione 20 anni fa, perdendo i finanziamenti per la ristrutturazione.
Nel frattempo, le lungaggini e i continui ritardi nell’intraprendere i lavori di ristrutturazione si fanno sentire a tutti i livelli. Secondo quanto ci testimonia il vicepresidente Fedagromercati, nella struttura di Milano è assente il ricambio generazionale e purtroppo ciò comporta anche una progressiva perdita di identità all’interno delle diverse ditte operanti.
“Su 120 box attivi, i giovani imprenditori saranno una decina. E quando un’attività commerciale giunge alla sua naturale conclusione per raggiunti limiti d’età, spesso non si trovano acquirenti italiani interessati a subentrare. E’ più comune che subentrino Egiziani, Pakistani o Cinesi; la quota delle imprese extracomunitarie all’interno di Ortomercato Milano pesa già circa il 10%, ma potrebbe crescere notevolmente nel giro dei prossimi 5 o 6 anni. Non che vogliamo impedire a queste imprese di operare nella nostra struttura, ma chiaramente loro lavorano molto sui prezzi e sui volumi, più che sulla qualità delle merci. Questo anche perché pure nell’ambulantato e nel piccolo negozio al dettaglio prevale una componente extracomunitaria”.
Anche dal punto di vista dello scenario internazionale, Ortomercato ha perso moltissime posizioni. Si pensi che fino a 20 anni fa era il secondo mercato più grande d’Europa; oggi figura ancora tra i primi 10, ma se andiamo avanti così…
Se si guarda a quanti bilici di merci ortofrutticole giungono fin qui da Barcellona, si capisce come si faccia fatica a emergere. L’esportazione vale ancora circa un terzo dei volumi commercializzati e sono diretti principalmente ai mercati francesi, svizzeri, britannici e tedeschi; mentre con i paesi dell’est Europa hanno migliori rapporti commerciali Veronamercato e il MAAP.
Qualcosa comunque dal punto di vista istituzionale pare muoversi: sembra che a breve il Comune di Milano potrebbe approvare il piano di ristrutturazione. Colasuonno non vuole farsi illusioni sulle tempistiche, anche perché tra bandi di gara per l’appalto pubblico, eventuali ricorsi al Tar e altri incidenti di percorso, se tutto va bene i lavori non partirebbero se non dopo un anno dall’avvio di tutto l’iter progettuale.
Che la ristrutturazione sia però inevitabile lo dicono anche le strutture ormai datate, con posteggi senza ribalte e senza rampe di carico e scarico diretto, e con una struttura non coibentata; solo la punta dell’iceberg di tante altre opere da realizzare anche solo per mettere in sicurezza tutta la struttura nel suo complesso.
“Non dobbiamo però neppure correre il rischio di fare una cattedrale nel deserto – sottolinea Colasuonno – Molto meglio sarebbe prendere subito le misure di quella che dovrà diventare la nuova struttura. Vedi il caso di Bologna: si sono ridimensionati ma almeno hanno un mercato nuovo di zecca. Anche per Ortomercato Milano è giunto secondo me il momento di lavorare con maggiore efficienza ed offrire tutti i servizi che la clientela ci richiede. Sono convinto che, in una struttura rinnovata, Milano possa riemergere come piazza primaria nel settore dei mercati all’ingrosso. Noi rimaniamo ottimisti, anche perché se dovesse venire meno l’ottimismo, allora tanto varrebbe chiuderla qui”.
Uno degli elementi di confronto in Fedagromercati, su cui non si è ancora arrivati a una decisione univoca a livello nazionale, è quello del passaggio all’orario diurno: “In teoria, siamo tutti d’accordo, ma se poi a livello locale rimangono delle discrepanze negli orari di apertura, rischiamo di farci concorrenza l’uno con l’altro. Nel caso di Ortomercato, con la mole di quello che movimentiamo tutti i giorni, probabilmente si creerebbe un appesentimento sulla viabilità cittadina. Ma staremo a vedere”.
In merito invece all’evoluzione degli acquisti di frutta e verdura, Colasuonno conferma la tendenza in crescita per i prodotti pronti al consumo, vuoi perché la donna che lavora non ha più tempo per preparare i pasti, o vuoi perché la donna che non lavora non ha più voglia di pulire le verdure a mano. “La stessa Gdo ci chiede sempre più prodotti innovativi e pratici. In linea di massima, comunque, oggi tutti sanno che frutta e verdura fanno bene alla salute e, in fin dei conti, il costo di questi prodotti è sempre molto abbordabile, perché fondamentalmente si tratta di prodotti poveri. Tutto questo crea delle opportunità. L’unica cosa che però è nettamente cambiata rispetto al passato, è che non siamo più soltanto noi, con il nostro prodotto italiano, a fare il mercato”.
Da Freshplaza.it
Editor review
Summary
I TEMPI SONO MATURI. E IL PASSAGGIO DALL'ORARIO NOTTURNO A QUELLO DIURNO E' INELUDIBILE PER VALORIZZARE LE AZIENDE CHE OPERANO ALL'INGROSSO , RESTITUENDO LORO QUELLA CENTRALITA' OGGI PERSA.