MERCATI ALL’INGROSSO: SONDAGGIO DI ITALIAFRUIT NEWS, PASSA L’ORARIO DIURNO
Di giorno si lavora meglio che di notte, così deve aver pensato la maggior parte di coloro che hanno partecipato al sondaggio sull’orario di apertura dei mercati ortofrutticoli che abbiamo lanciato la scorsa settimana sulla scorta della proposta presentata da Fedagro. Infatti, è netta la vittoria del fronte di coloro che preferiscono il giorno rispetto a chi vuole continuare a lavorare di notte: oltre 50% di preferenze incondizionate che, unite a quelle che evidenziano criticità inferiori ai benefici, porta i favorevoli all’orario diurno al 72% e dà un’idea chiara degli orientamenti prevalenti.
Certo, rimane una quota di operatori legata alla tradizione e che non vuole cambiare, anzi paventa rischi al cambiamento anche con argomentazioni tecnicamente sensate ma che, ai più, paiono superate da elementi più importanti e strategici. Questi ultimi, viceversa, se non considerati rischiano di minare la sopravvivenza stessa dei mercati. I commenti al sondaggio fanno riferimento soprattutto alla qualità degli operatori e degli addetti, in ragione di un lavoro che pochi oggi vogliono fare la notte. Per poi passare ai costi energetici per l’illuminazione, anche se su questo fronte occorrerà fare i conti durante l’estate con le maggiori necessità di refrigerazione delle merci con l’orario diurno.
Anche la mia esperienza con l’ortofrutta è cominciata di notte, per cui un po’ di nostalgia credo rimarrà in tutti coloro che hanno vissuto questa epoca.
Correva l’anno 1988 e la mia attività di ricercatore era ancora legata all’analisi economica del sistema zootecnico, ma ricevetti l’incarico di analizzare la filiera dell’ortofrutta e chiamai l’allora direttore del Mercato ortofrutticolo di Bologna, Roberto Piazza, per fissare un primo appuntamento conoscitivo.
“Venga alle tre” disse. “Molto bene, ci vediamo domani dopo pranzo”, risposi.
“Cosa ha capito? Alle tre del mattino, nel pomeriggio il mercato è chiuso”.
Così cominciai la mia attività sull’ortofrutta e l’amicizia con Roberto, che per tanto tempo nelle nottate in via Fioravanti – dove ancora era localizzato il Caab – mi ha raccontato i segreti di questo settore.
Eravamo alla fine degli anni ’80 e i mercati bestiame erano già scomparsi, schiacciati dalla standardizzazione degli animali e dalla chiusura dei piccoli macelli. Mentre i mercati ortofrutticoli sono sopravvissuti e hanno resistito fino a oggi, da una parte sorretti da un dettaglio tradizionale – fisso e ambulante – che allora era dominante, ma che mantiene ancora un ruolo importante nella vendita di ortofrutta, soprattutto al Sud; dall’altra, ridimensionati dalle catene dei supermercati che hanno intrapreso strade in gran parte autonome rispetto ai mercati per l’approvvigionamento dei loro punti di vendita e sono diventati nel frattempo il più importante interlocutore dei consumatori per l’ortofrutta.
In ogni caso, il prezzo pagato dal mancato adeguamento della maggior parte delle strutture annonarie alle modificate esigenze del mercato dell’ortofrutta è stato altissimo, complice l’assenza di una politica su questo comparto dopo il Piano mercati del 1986. Così, carenze strutturali, inefficienze, servizi inadeguati e
rendite di posizione non più giustificabili hanno portato a una progressiva riduzione non solo del numero degli operatori grossisti – in buona parte fisiologica – ma anche delle movimentazioni, salvo poche eccezioni, che fa alzare l’incidenza dei costi fissi e continua a ridurre l’attrattività delle strutture.
In questo scenario va collocato il successo della proposta Fedagro di passare all’apertura diurna dei mercati ortofrutticoli al posto dell’orario notturno, come emerge chiaramente dal nostro sondaggio, che ha raccolto oltre 400 risposte, a conferma dell’interesse sul tema degli operatori di questo comparto, come era peraltro emerso dai numerosi interventi su Facebook.
Questo cambiamento deve però essere solo il primo atto di un ineludibile processo di adeguamento del sistema dei mercati ortofrutticoli al contesto in cui operano, di cui potranno essere ancora protagonisti. A patto che sappiano, da una parte, interpretare le esigenze degli utenti e, dall’altra parte, suggerire soluzioni.
Solo due osservazioni. La prima è che sul fronte logistico i mercati rappresentano ancora, per volumi e frequenze, gli hub più importanti per il trasporto dell’ortofrutta, come testimoniano la gamma dei servizi disponibili e i relativi costi. Con buoni fondamentali, per trasformarli in centri logistici di eccellenza servono solo adeguate progettualità e spirito imprenditoriale. La seconda, comunque collegata alla prima, è che di fronte a un risveglio delle aperture dei punti vendita tradizionali per l’ortofrutta, come quello avvenuto negli ultimi due anni in Italia, pensare di modificare le modalità di approvvigionamento dei dettaglianti – coordinando ordini diurni e consegne anche notturne con servizi logistici dedicati – servirebbe anche per qualificare una categoria che oggi ha di nuovo un buon potenziale, ma non gli strumenti operativi adeguati per una crescita sostenibile.
A cura di Roberto Della Casa
Managing Director di Italiafruit News
Editor review
Summary
I TEMPI SONO MATURI. E IL PASSAGGIO DALL'ORARIO NOTTURNO A QUELLO DIURNO E' INELUDIBILE PER VALORIZZARE LE AZIENDE CHE OPERANO ALL'INGROSSO , RESTITUENDO LORO QUELLA CENTRALITA' OGGI PERSA.